Torazine, YouTube video di Alessandra Amitrano (Amitranax), Roma, Milano, 2000 (forse)



Torazine3000, 1999, tipografia ??????, Roma


The International Trepanation Advocacy Group non incoraggia l’autotrapanazione, ITAG non appoggia la pratica dell’autotrapanazione. ITAG non assume nessuna responsabilità per danni conseguiti da chicchessia per aver praticato l’autotrapanazione.” The Trepan Advocacy Group, contattabili in rete all’indirizzo www.trepan.com, sta portando avanti una battaglia legale per rendere semplice ed accessibile a tutti la pratica della trapanazione del cranio, creare un buco nel teschio è infatti un operazione di chirurgia ambulatoriale che non richiederebbe al vostro medico più di quarto d’ora. Nonostante ciò, quasi tutti i componenti dell ITAG hanno dovuto trapanarsi da soli: Peter Halvorson, non potendo trovare un dottore, ha imparato la procedura da un chirurgo plastico e nel 1972, in una piccola stanza in Olanda, ha forato la sua scatola cranica usando un iniezione di anestetico, uno scalpello, un piccola punta e un trapano elettrico attivato da lui tramite pedali; Mellen si è operato con un trapano chirurgico. 
L’adrenalina nell’anestetico ha aiutato a diminuire la perdita di sangue che ha comunque zampillato abbondantemente quando Mellen è riuscito ad attraversare l’osso; Amanda Fielding dopo essersi rasata, bendata la testa ed indossato degli occhiali scuri per evitare che il sangue le scivolasse negli occhi, con un piccolo trapano manuale ha forato la calotta cranica di fronte allo specchio nel bagno della sua casa, sotto l’occhio della telecamera di suo marito Mellen. Le riprese girate dal marito costituiscono ora un prezioso e raro documento. L’operazione richiede molta attenzione per evitare di intaccare la dura mater che ricopre il cervello, proprio per questo è consigliabile l’utilizzo di un particolare trapano chirurgico che si ferma dopo aver attraversato la parte ossea del cranio. A maggior ragione dunque è sconsigliabile accingersi all’autotrapanazione se non si hanno strumenti e conoscenze adatte. L’autotrapanazione, tuttavia, è una pratica che affonda le sue radici nell’antichità più remota, un teschio riportante i segni della trapanazione, ritrovato recentamente in Francia, sembra risalire tramite a circa 7000 anni fa. Un periodo in cui non era certo garantita una condizione igenica ottimale, ma l’analisi della materia ossea e lo stato del  foro testimoniano che il soggetto era ben sopravvissuto allo operazione. Mentre il ritrovamento di altri numerosi teschi traforati, in diverse zone della crosta terrestre, dimostra come la pratica fosse rituale e diffusa. Peter Halvorson ci descrive le accortezze seguenti all’operazione e il processo di cicatrizzazione del foro: “Sul momento ho spruzzato dell’acqua sterilizzata sulla zona per ripulirla dal sangue e dai frammenti ossei. Poi ho disinfettato con del peroxide e i lembi di pelle attorno al buco si sono appoggiati al suo intemo”. Peter, avendo utilizzato un trapano del diametro di 3/8 inches, ha rilevato che nei mesi seguenti all’operazione il foro è divenuto leggermente più largo di quello originario. Il giorno dopo l’operazione non provava nessun tipo di dolore, (ed effettivamente la calotta cranica è insensibile e le stesse operazioni chirurgiche a cranio aperto non richiedono anestesia totale), si è messo un turbante in testa per evitare contusioni accidentali, ed ha atteso normalmente alla sua quotidianità. Nel giro di una settimana il buco era completamente guarito, ed era possibile toccarlo senza alcuna esitazione. Come il buco guarisce completamente i capelli riscrescono. La membrana all’interno del teschio cresce leggermente salendo su per il foro, Peter fa notare che i dottori, quando operano un foro nel cranio per chirurgia al cervello, non richiudono il foro a operazione terminata, proprio perché il teschio si riequilibria da solo, non costruendo materiale osseo ma rigenerando la materia cartilaginea. Il fatto che il teschio non si richiuda ermeticamente con la materia ossea, consente al cervello di rimanere in un ambiente areato e non ermeticamente chiuso e sottovuoto, come è solitamente per la scatola cranica dei soggetti adulti. L’infiltrazione di aria e ossigeno nella scatola cranica è esattamente lo scopo che si vuole ottenere praticando la trapanazione: il nostro teschio non è sempre stato un contenitore sottovuoto. Osservando la testa dei bambini si può notare una leggera pulsazione che corrisponde al ritmo del battito cardiaco, ed è correlata alla circolazione sanguigna nel cervello. I bambini hanno la cosidetta “fontanella” aperta, cioè non hanno il teschio completamente chiuso, il teschio si chiuderà col passare degli anni, in corrispondenza delle suture, cioè le zone di  contatto tra una piastra ossea ed un altra, fino a raggiungere, attorno all’ età di 26-30 anni, una chiusura completa ed ermetica. Finche la fontanella è aperta e le suture non sono completamele irrigidite, l’aria può circolare nella cavità cranica e la pulsazione del cervello ha un escursione rilevabile. Sottovuoto invece, la pulsazione diminuisce, fino a fermarsi, impedendo così al sangue di irradiarsi completamente nella materia cerebrale, e di conseguenza diminuendo le prestazioni della materia grigia stessa.  Bart Hueges, che ha praticato l’autotrapanazione nel 1965, mentre era studente di medicina ad Amsterdam nel 1962, isolò in un suo lavoro chiamato “Mechanism of BrainBloodVolume” gli importanti fattori che implementano le prestazioni del cervello: l’effetto di un buco nel teschio è quello di ripristinare le possibilità espansive delle membrane del cervello”. Anche un incidente occasionale può far si che si verifichino le stesse condizioni che si vogliono attuare con la trapanazione. Una e-mail del 5 marzo 1998 segnala all’Advocacy Group l’esperienza di un incidente , il ragazzo -un programmatore- dice di aver riportato un foro nel cranio sopra la fronte dopo l'incidente, secondo i dottori non avrebbe superato la prima notte, ed invece al contrario di ogni aspettattiva, dopo 5 giorni il programmatore è di ritorno a casa, e, con sua grande gioia, è definitivamente liberato dai suoi terribili malditesta mensili. Nella risposta l’Advocaty Group sottolinea l’importanza del ripristinarsi della corretta pulsazione del cervello, che come spiegato sopra, con il calcificarsi della struttura ossea, tende a diminuire fino a sparire.  La pulsazione del cervello e la pressione intracraniale sono state largamente ignorate come oggetto di studio dall’istituzione medica statunitense e dell’europa occidentale. I primi studiosi sull’argomento in tempi moderni sono stati Russi. Il più importante tra loro è B.N. Klosovskii, riconosciuto a livello mondiale per i suoi metodi di studio della circolazione sanguigna nel cranio. B.M. Klosovskii, attorno al 1950, riusci per la prima volta a mappare chiaramente il reticolato vascolare del cervello. Il suo principale lavoro “La Circolazione sanguigna nel Cervello” fu tradotto dal russo dal 1963 e pubblicato negli Stati Uniti in accordo  do con la U.S. Public Health Service. Tuttora però non esiste un modo di chiedere un intervento di trapanazione alle autorità mediche, secondo i membri dell’Adovocacy Group, sembra esserci un deliberato intento fra i dottori a non riconoscere i benefici che derivano dall’apertura di un buco nel teschio, forse addirittura una cospirazione, comprensibile perché se dottori e scienziati riconoscessero questi benefici sarebbero costretti ad annunciare al mondo che il genere umano necessita di un foro nel cranio.
Nuove Frontiere della Modificazione Corporea: la Trapanazione del Cranio, testo di Macchina, Torazine3000, 1999

Si chiamano “666: Satan Trepaning”. Sono una setta di una settantina di fedeli, per il momento. Ma Reverendo John Brown, alias Mister Trepan, prevede che aumenteranno: “Cresciamo di numero ogni giorno che passa. All'inizio eravamo solo mia moglie e io. Ci era venuta l’idea di allargare i nostri contatti con Nostro Signore, e, per fare questo, eravamo fermamente convinti che bisognasse fare qualcosa di drastico. Dopo un anno di attente ricerche sulle culture dedite ai riti sacrificali, arrivò l'illuminazione: la mano del Signore la definì mia moglie. Al principio ci fu la disgrazia, la prematura morte di nostro figlio Richard, investito da un trattore. In seguito, la disperazione trasformò la nostra vita in un incubo. Fede in Nostro Signore e speranza di beatificazione non furono sufficienti ad aiutare l’anima di Margaret, in preda ad una angoscia sempre più evidente che seguiva alla morte di nostro figlio. Fu quando la tristezza di Meggie si trasformò in uno stato di violenta psicosi che decisi di intervenire. E lì il Signore mi è venuto icontro, fornendomi la sua illuminazione. Attraverso la riproduzione di un testo sacro del Medioevo, venni a conoscenza della pratica della trapanazione del cranio, usata, a quei tempi, come metodo contro il mal di testa. Si credeva che questa comune patologia derivasse dalla presenza di demoni all'interno nel cervello. Con un foro in mezzo al cranio, si pensava che gli  spiriti maligni sarebbero volati via, lontani da corpo col quale erano costretti a convivere. Nel testo, venivano dettagliatamente descritte le modalità dell'intervento e i successivi esiti che la pratica avrebbe prodotto sull’organismo sulla mente: benefici, senso di liberazione, stadi di alto contatto con la spiritualità..."
Mentre proseguiva nel suo racconto, Padre Brown, mingherlino cinquantenne dall'aria tutt'altro che malefica, mi mostrava le fotocopie di quella riproduzione del manoscritto medievale, illustrandomi le fotografie di strumenti “chirurgici” dall’aria molto simile a dei comuni cavatappi. Notata l’ansia e il fervore che provavo davanti a quell’appassionato racconto, Reverendo John, alias Mister Trepan, mi comunicò che, se l’avessi voluto, mi avrebbe praticato la trapanazione in cambio di 10.000$. Rigraziata la sua faccia d’angelo, gli comunicai che, per il momento, non ci pensavo nemmeno. Lo pregai di continuare col suo racconto: “Certo, dove ero arrivato. Ah, all’illuminazione! Ebbene, Margaret cominciò ad appassionarsi a quelle mie letture e, un bel giorno, mi disse: “Caro, se è vero che questa cosa ha liberato tante buonanime dagli spiriti del male, non credi che, in qualche modo, potrebbe aiutare anche me?”. Mai, da quando avevamo perso il nostro adorato Richard, dalla bocca di Margaret erano uscite parole tanto sagge. Era la prima volta che, non solo non delirava per dire qualcosa, ma addirittura esprimeva una necessità che rivelava il senso di una logica perfetta. Ricordo ancora la sua faccia in quel momento, fu come se un raggio di sole le  attraversasse la testa, dalla sommità al mento." A quel punto Mister Trepan mi raccontava del giorno in cui perforò il cranio della moglie. Era la primavera del 1997 quando, con l’ausilio di un Black & Decker, la trapanò. Mi descrisse la rapidità inaspettata dell’intervento, la poca resistenza che fecero le ossa del cranio, i leggerissimi schizzi di sangue che produssero le sue vene, ma, soprattutto, mi raccontò degli immensi benefici che seguirono quell’operazione, praticamente da subito: "Le avevo iniettato parecchio anestetico locale, per  questo, appena fermai la punta del trapano perché sentivo di essere arrivato alla membrana che avvolge il cervello (e capii allora che l'intervento era terminato), mia moglie non avvertiva ancora dolore. Ma immediatamente sentì la folgorazione, come l'avrebbe definita in seguito. Diceva di sentirsi Dio dentro, aveva voglia di correre, di baciarmi, di mangiare e di non so cos'altro ancora. Da quel giorno è  tornata la Meggie di una volta, oserei dire di quand’era bambina, come non l'avevo mai conosciuta neanche quando il nostro Richard era in vita." Di lì ad autotrapanarsi, per Padre Brown il passo fu breve. Dopo qualche giorno anche Reverendo John aveva un bel foro del diametro di una cannuccia in mezzo al cranio. Per il suo trepaning personale, ricorse però a un’altra marca di trapano, Makita, a detta sua più efficiente e affidabile del Black & Decker. "Poi nacque il desiderio di condividere con altri l'illuminazione, convinti del fatto che Nostro Signore  sceglie i suoi eletti affinché questi diffondano i precetti e si facciano sempre nuovi fedeli. Fu così che, a bordo di un pulmino adibito a casa ambulante e forniti degli strumenti necessari per quanti volessero unirsi a noi ed essere iniziati, cominciammo a predicare in giro per il nostro Stato. I primi furono i più scettici, ma proprio quelli divennero non solo i nostri più fedeli aiutanti, ma i più indispensabili mediatori affinchè il nostro messaggio cominciasse a espandersi e il nostro invito a essere accolto”. Oggi, quella di Reverendo Brown è diventata una vera e propria setta, con fedeli che accorrono a dismisura da qualsiasi latitudine del continente americano. Stampa locale e istituzioni ufficiali si limitano, per il momento, a diffamarli definendoli un gruppo di folli criminali, ma, a tutt’ora, non sono ancora riusciti a incastrare nessuno. Alle forze di polizia dello Stato della Carolina, i “trapanati” dichiarano di essersi praticati la perforazione da soli e di non aver subito alcun incitamento. Dal momento che i codici legislativi degli Stati Uniti prevedono il libero arbitrio sugli atti da compiere sul proprio corpo purché questi non influìscano negativamente sulla sua stessa integrità, i "trapanati" risultano essere indenni da condanne. “Perché il nome “666: Satan Trepaning”, Reverendo Brown?”, a questa domanda Mister Trepan mi sorrideva, e mi diceva che mai nessuno della setta, né tanto meno  lui o la sua Meggie, si erano sognati di definirsi in un modo così grottesco: “Credi davvero che saremmo stati così stupidi da rovinarci con le nostre stesse mani? E, oltretutto, non ti ho parlato fino a adesso di Nostro Signore? Non ti ho detto che tutto questo lo facciamo in nome di un riavvicinamento a Lui? E allora? Che senso avrebbe chiamare in causa il nome del diavolo? Non è altro che una trovata di chi ci diffama. Stupidi e increduli diffamatori che, oltretutto, ho saputo che mi chiamano nientemeno che Mister Trepan!”.   E Mister Trepan terminava la nostra conversazione con un’esilarante risata che non si discostava tanto da quella dipinta sulle facce di certi demoni. Può darsi che Reverendo Brown abbia ragione, che il satanismo non abbia niente a che vedere con loro, che si tratta solo di diffamazioni. Ma può darsi anche che si chiamino davvero 666: Satan Trepaning, definizione tutt'altro che inusuale ed equivoca a queste latitudini della terra degli yankee. Prima di congedarmi, stavo dimenticandomi di rivolgergli un’ultima domanda: la dilatazione del buco. “Certo, lo scracthing. L'ho chiamato cosi per distinguerlo dalla comune pratica dello stretching, la dilatazione dei fori nella pelle che si procurano numero si giovani di oggi dediti al piercing. La parola deve la sua origine a un riferimento onomatopeico: nel momento in cui il foro nel cranio viene allargato, con l'ausilio di strumenti non dissimili da quelli usati per perforare un cranio ancora vergine, le ossa producono un rumore simile a uno scricchiolio. Per quanto riguarda l’espansione in sé, la si attua per diverse ragioni. C’è chi lo fa per rivivere il momento della perforazione, altri per espandere ulteriormente il loro livello di coscienza, altri ancora per sperimentare l'efficacia utilitaristica di nuove aperture. Quest’ultima cosa non mi era ben chiara, domandai allora a Reverendo Brown di spiegarmela meglio. Ma quella spiegazione fu abilmente deviata nel regno dei misteri, o, meglio, dei mestieri: “Adesso mi domanda troppo. Provi anche lei la trapanazione e lo capirà da sola.” Alla ricerca di qualche informazione su quella setta e sull’origine del suo nome, sono andata a bussare alla porta di un’anziana signora che abitava a qualche isolato dalla modesta villetta dove adesso vivono John e Margaret Brown. E questa mi ha raccontato nientedimeno che di orge e sangue, di riti in cui “quei buchi” vengono riaperti e, a turno, i fedeli ci infilano i loro rispettivi organi sessuali: i maschi, nei buchi più grossi, le donne in quelli più piccoli. La riapertura dei buchi mi portò immediatamente a un collegamento: centrava qualcosa con lo scraching? E se il mio collegamento era valido, significava per caso che, in qualità di metodo per sperimentare l'efficacia utilitaristica di nuove aperture nel corpo (secondo le parole di Reverendo Brown), lo scratching costituiva un'alternativa alla sessualità tradizionale? E che cosa «intendeva la signora per donne che infilavano i loro organi nei buchi più piccoli? Mentre cercavo una congiunzione logica a tutti quei nessi, la vicina di  casa dei Brown mi forni alcune delucidazioni. “Mio marito mi aveva lasciata, ero sola, senza soldi e in preda a una depressione che si avvicinava un collasso nervoso. Judith, una mia amica, mi aveva parlato di quel mio strano vicino di casa e dei benefici che procurava con un piccolo buchetto nel cranio. Con una buona dose di coraggio, ho deciso che, se era vero che avevo ancora un briciolo di voglia di vivere e di sperare, sarei andata da lui pronta a farmi trapanare anch’io. Mi ha chiesto 10.000$, ma io non li avevo. Mi ha detto allora che, con 2.000$, avrei potuto prendere parte alle loro orge finché non avrei messo su i soldi per sottopormi all'intervento. Mi ha detto infine che, poi quel giorno si sentiva particolarmante generoso, alla prima “riunione” a cui avrei preso parte avrebbe permesso di infilare la mia clitoride nel foro di Mister Farlane, che, di recente, si è sottoposto alla prima fase dell’allargamento del suo foro - un cosa che, se non ricordo male, chiamano scratching -. Secondo Reverendo Brown, il diametro del foro di Mister Farlane corrisponde esattamente all'ampiezza della mia clitoride. Non mi sono ancora decisa, ma credo che sabato prossimo andrò a una delle loro riunioni, tanto per capimi un po' di più.” Io ho atteso quel sabato.  Ho parcheggiato il mio furgone poco distante dall’ingresso della villetta dei Brown e ho aspettato, finché non ho visto entrare diverse persone. Fra gli ultimi, ho riconosciuto la vicina di Mister Trepan. È uscita da quella porta la mattina seguente, all’alba, stando attenta che nessuno la vedesse. Io l’ho guardata bene, aveva una faccia luminosa, decisamente diversa da quando ho chiacchierato con lei, ma niente bende sulla testa. Credo che non abbia ancora raggiunto la cifra necessaria per l’intervanto, ma, dall’espressione sul suo viso, non mi sorprenderebbe sapere che ha deciso di non trapanarsi e di accontentarsi anche solo di quelle riunioni in casa Brown.
666: Satan Calls Trepan. Estate 1998, Carolina del Sud, testo di Amitranax, Torazine3000, 1999