Da www.lundissimo.info :
Quando Jonathan Cole lesse per la prima volta un articolo su Rolling Stone riguardo a persone che si erano fatte praticare volontariamente dei fori nel cranio, pensò che fossero pazze.
Oggi, Cole, studente al City College di New York, ha da quattro anni un foro di 14 millimetri nel cranio — e dice che non tornerebbe mai indietro.
Cole, 33 anni, è uno dei 15 partecipanti (11 uomini e 4 donne) a uno studio pilota condotto tra il 2000 e il 2002 su questa antica pratica chiamata trapanazione, organizzato dall’International Trepanation Advocacy Group (ITAG) in una clinica a Monterrey, in Messico. ITAG e il primo promotore moderno della trepanazione, Bart Huges, sostengono che la procedura ripristini nel cervello la quantità di sangue tipica dell’infanzia e riduca il fluido cerebrale. Secondo ITAG, questo comporterebbe maggiore energia, aumento della coscienza e minore repressione.
La pratica risale a centinaia di anni fa: veniva eseguita per alleviare la pressione cerebrale o per scopi spirituali. Alcuni mistici credevano che il foro liberasse gli spiriti maligni e che la creazione di un “terzo occhio” permettesse di vivere le esperienze con maggiore intensità. Oggi però la procedura — che dura circa 15 minuti e viene eseguita in anestesia locale — è vista con scetticismo e disprezzo da gran parte della comunità medica americana.
Cole si recò a Monterrey nel giugno 2002 dopo aver trovato per caso il sito web dell’ITAG. «Mi incuriosiva, sembrava qualcosa di autentico», disse. All’epoca assumeva antidepressivi e voleva migliorare la qualità della sua vita.
Alla clinica, la procedura (che costava 2.400 dollari) fu eseguita con una sega chirurgica chiamata trepano. Il foro, situato sulla parte sinistra superiore della testa, è nascosto dai capelli neri ricci, quindi non visibile. Ma, afferma lui, i benefici lo sono eccome.
«È come guardare la TV con le antenne a coniglio e pensare di avere una buona ricezione», disse riferendosi alla sua vita prima della trepanazione. «Poi ti metti il cavo e ti rendi conto di quanto può essere nitida l’immagine.»
Cole e altri partecipanti allo studio ammettono che la vita dopo la trepanazione non è perfetta. Ma Cole disse di sentirsi più come quando era giovane — più disposto a rischiare, più aperto alle possibilità e più spirituale. Dopo la trepanazione lasciò il suo lavoro di ingegnere civile e cominciò a studiare musica, la sua passione fin da bambino. Iniziò anche a praticare la meditazione.
Peter Halvorson, fondatore e direttore dell’ITAG, concordò con la sua valutazione. Halvorson, che sostiene di essere stato il primo americano a sottoporsi volontariamente alla procedura, si forò il cranio da solo nell’agosto del 1973, a 27 anni.
Halvorson e Bill Lyons, uno dei partecipanti allo studio (morto nel 2002 per cause non legate alla trepanazione), eseguirono la procedura su una donna britannica nello Utah. L’intervento fu mostrato nel programma 20/20 della ABC nel 2000. Entrambi furono accusati di esercizio abusivo della professione medica, si dichiararono colpevoli e vennero condannati a tre anni di libertà vigilata.
Halvorson disse che quell’esperienza fu un’occasione per diffondere la conoscenza della trepanazione, e la donna aveva accettato di mostrarsi pubblicamente. Nonostante la copertura “sensazionalistica” della ABC e il successivo processo, Halvorson affermò che l’episodio contribuì a far conoscere la pratica e a dimostrare che c’erano persone interessate a sottoporvisi.
Halvorson, il cui foro appare come una piccola depressione sulla sommità della testa, è determinato a dimostrarne il valore scientifico. Disse di stare collaborando con un neurofisiologo russo a uno studio su animali per verificare se la circolazione cerebrale cambi dopo la procedura, finanziando la ricerca con i proventi della sua attività di gioielliere.
I risultati, annunciò, sarebbero stati presentati a una conferenza di neurologi a St. Louis in luglio; fino ad allora avrebbe mantenuto il riserbo, se non per dire che gli studi sugli animali avevano dato esiti positivi. L’ITAG, con sede a Filadelfia, sospese nel frattempo ogni nuovo invio di persone a farsi trepanare in Messico.
«Facciamo questo studio per determinare una volta per tutte se la trepanazione provoca dei cambiamenti e, se sì, per rendere la pratica universalmente disponibile», disse. «Ho puntato su questo cavallo. Penso che vincerà la corsa. Ma se gli scettici hanno ragione e non produce alcun effetto, lo accetterò e andrò avanti.»
Robert Lund, 59 anni, di Brooklyn, non partecipò allo studio pilota, ma rimase con un foro grande come una moneta da 25 centesimi sulla fronte dopo un’aggressione nel 1996. I medici non lo ricostruirono dopo aver rimosso i frammenti d’osso, poiché non c’era motivo medico per farlo. Lund ragionò che questo significava che il foro non fosse dannoso.
«Ti rifanno il naso, ti scolpiscono gli zigomi, ti rifanno il seno,» disse. «Ma se vuoi un buco in testa, non te lo fanno.»
Il dottor John Mangiardi, capo della neurochirurgia al Cabrini Medical Center di New York, contestò l’idea che un foro nel cranio aumenti il volume di sangue cerebrale o riduca il liquido cerebrospinale. Disse inoltre che il corpo rigenera il fluido cerebrale tre volte al giorno, quindi le variazioni osservate nelle risonanze dopo l’intervento potrebbero essere temporanee.
Attribuì i risultati positivi riportati da alcuni partecipanti all’effetto placebo — circa il 30% delle persone trae benefici da qualsiasi trattamento, affermò. Il motivo per cui i medici americani rifiutano di eseguire trepanazioni, pur non essendo illegali, è la mancanza di prove e il rischio legale.
Ciononostante, Lund affermò di aver provato gli stessi effetti descritti dagli altri — una sensazione di leggerezza e piacere, di essere più vivo che da anni. Anche se questo poteva dipendere dal fatto che aveva smetto di usare eroina (che aveva assunto per anni e continuò a usare per sei mesi dopo l’intervento), Lund disse di sentirsi più libero e felice di altri ex tossicodipendenti che conosceva.
Il foro di Lund è più grande e visibile di uno trapanato, e racconta di aver visto molte persone restare a bocca aperta, soprattutto da quando si è rasato la testa l’estate precedente.
«Non mi dà fastidio», disse. «Col tempo accumuli danni; questo almeno è interessante. Il buco resta qui.»
Nonostante la sua esperienza, Lund disse che non si sarebbe mai sottoposto volontariamente a una trapanazione.
«Per farlo devi percepire qualcosa di sbagliato nella tua vita, un bisogno non soddisfatto», disse. «Le persone che sono andate in Messico… non mi sembravano felici.»
Halvorson concordò. Come Cole, la maggior parte dei volontari dello studio voleva fare di più nella vita ma non aveva “l’energia per buttarsi”, spiegò. Molti avevano provato antidepressivi o terapie psicologiche senza successo.
Halvorson disse di essersi sentito depresso e limitato prima della trapanazione. Aveva praticato yoga e studiato altri metodi per aumentare il flusso sanguigno cerebrale. Conobbe Huges e la sua teoria del volume sanguigno cerebrale e, poiché all’epoca non c’erano medici disposti a eseguire l’intervento, decise di agire da solo.
«Aveva più senso farmi trapanare subito che aspettare 40 o 50 anni con il cervello rifornito di meno sangue», disse. «Aveva più senso vivere da subito a quel livello, invece di aspettare che qualche dottore mi dicesse che andava bene farlo.»