Stan Ulam (1909-1984)


Da The Maniac, Benjamin Labatut, Penguin Press, 2023:
[...] Edward Teller all'epoca era il beniamino di generali e guerrafondai perché continuava a premere per la bomba all'idrogeno, sebbene i suoi primi progetti semplicemente non funzio nassero. Insistette e insistette finché Stan Ulam, l'amichetto di von Neumann, non se ne venne fuori con l'idea da cui sarebbe nato il prototipo di Ivy Mike, a cui poi Teller apportò alcune modifiche. Quell'Ulam... era di una pigrizia stupefacente, uno di quegli strani scienziati che pur essendo brillantissimi, dei veri genii, non hanno voglia di lavorare, o semplicemente non vedono nessun vantaggio nel mettere in pratica le proprie idee. La sua storia è incredibile. Perché, vedete, gli venne una malattia al cervello, si prese un'encefalite e per poco non ci restò secco. Una notte si svegliò con un gran mal di testa e quando cercò di parlare riusciva solo a farfugliare frasi senza senso. Lo portarono di corsa in ospedale, gli trapanarono il cranio, lo riempirono di penicillina ed entrò in coma. Avrebbe dovuto morire. Sul serio avrebbe dovuto.
È un miracolo che ce l'abbia fatta e non abbia riportato un grave danno cerebrale né conseguenze sulle capacità intellettive, o almeno così dissero i medici alla moglie.
Anzi, accadde il contrario: dopo l'encefalite si dedicò ad alcuni dei suoi lavori migliori, e una delle sue idee più brillanti gli venne quand'era ancora convalescente. I medici gli avevano detto che non doveva pensare troppo. O meglio, doveva cercare di non pensare affatto. Se affaticava troppo il cervello, rischiava seriamente di morire. E allora che fa questo splendido matematico? Si dà ai solitari. Gioca una mano dopo l'altra con la mente in stand-by, un'attività che non comporta quasi nessuno sforzo.
Quando fai un solitario non hai bisogno di pensare, no?
Non devi compiere alcuna scelta, è una cosa quasi del tutto automatica, e tuttavia lui comincia ad accorgersi di uno schema ricorrente - capisce di poter prevedere con un certo grado di accuratezza l'esito della mano dopo appena qualche carta. Allora lo analizza e se ne esce col metodo Monte Carlo, che è essenzialmente un metodo computazionale, un modo per fare previsioni statistiche e risolvere problemi complessi senza affrontarli davvero, ma attraverso una serie di approssimazioni. Poniamo che tu voglia conoscere le probabilità di vincere una mano di solitario con una particolare disposizione delle carte: normalmente dovresti metterti a fare calcoli, guardare al problema in modo astratto, invece col Monte Carlo giochi un grandissimo numero di mani - diciamo mille - e in base al loro risultato puoi semplicemente osservare e contare il numero di mani vincenti, e da quell'informazione inferire la risposta che ti serve. Il Monte Carlo è un modo di usare la casualità come un'arma, un metodo per vagliare un'immensa quantità di dati e cercare di trarne un significato, una tecnica per fare previsioni e affrontare l'incertezza simulando i molti possibili futuri di situazioni complesse e scegliendo fra le diverse strade che si diramano da eventi aleatori. È incredibilmente potente e anche un po' umiliante, perché rivela i limiti del calcolo tradizionale, del nostro modo logico e razionale di pensare per passi successivi. Venne fuori, inoltre, che era esattamente ciò che serviva al MANIAC per eseguire le vastissime simulazioni numeriche e i complessi calcoli idrodinamici necessari a confermare la fattibilità del progetto Teller-Ulam per la bomba all'idrogeno. E così quei dannati aggeggi presero vita all'interno dei circuiti digitali di un calcolatore prima di esplodere nel nostro mondo. Le armi termonucleari sarebbero state quasi impossibili da realizzare se non fosse stato per il parto della mente di von Neumann. Il destino della sua macchina era legato a quelle armi fin dal suo concepimento, perché la corsa per costruire la bomba fu accelerata dal desiderio di Johnny di costruire il suo calcolatore, e alla spinta a costruire il MANIAC fu dato nuovo impulso dalla corsa alle armi nucleari. È spaventoso il modo in cui funziona la scienza. Pensateci per un secondo: la più creativa e la più distruttiva delle invenzioni umane comparvero esattamente nello stesso momento. Una grandissima parte del mondo high-tech in cui viviamo oggi, con la conquista dello spazio e gli straordinari progressi nella biologia e nella medicina, si deve alla monomania di un singolo uomo e al bisogno di sviluppare i calcolatori elettronici per appurare se una bomba H potesse o meno essere costruita. Oppure pensate a Ulam. Questo matematico polacco per poco non muore, ha un piede, anzi due, nella fossa, ma poi dal suo scompiglio mentale viene fuori questa tecnica incredibile che apre un nuovo campo nella fisica matematica proprio al momento giusto, proprio quando la giusta tecnologia è lì in attesa. E poi il mondo prende fuoco.

Ivy Mike, prima bomba all’idrogeno, 1952.  Il progetto Teller-Ulam è il concetto tecnico alla base delle armi termonucleari, note anche come bombe all'idrogeno.