Queste oscure materie (His Dark Materials) è il titolo della trilogia di romanzi fantasy per ragazzi scritta dall’autore inglese Philip Pullman. Il primo romanzo La bussola d’oro (Northern Lights) è stato pubblicato per la prima volta nel 1995, seguito da La lama sottile (The Subtle Knife, 1997) e Il cannocchiale d’ambra (The Amber Spyglass, 2000).
La trilogia Queste oscure materie rappresenta una svolta per il genere fantasy per ragazzi, sotto diversi punti di vista. Pullman, infatti, non usa il genere come semplice fuga dalla realtà, ma come strumento filosofico. Nei suoi mondi paralleli si parla di libero arbitrio, religione e autorità, coscienza, anima e scienza.
Invece di raccontare la magia come potere soprannaturale, Pullman la intreccia con la fisica quantistica, la teologia e la psicologia.
Il risultato è un fantasy che stimola domande esistenziali e riflessioni etiche, più che una semplice avventura epica.
Il vecchio rispose con voce ferma: «Ho visto fare questa cosa ai tartari. È una tecnica che si ritrova tra gli aborigeni della Siberia e fra i Tungusk. Da lì, ovviamente, si è diffusa nei territori degli Skraeling, anche se a quanto ne so attualmente nella Nuova Danimarca è stata bandita. Posso esaminarla più da vicino?» Dopo un breve silenzio tornò a parlare. «I miei occhi non sono tanto limpidi, e il ghiaccio qui è sporco, ma mi pare che vi sia un buco sulla sommità del cranio. Ho ragione?» «Ha ragione». «Trapanazione?» «Esattamente».
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Si avvicinò e sollevò gentilmente il teschio più vicino dal posto dove riposava. «Che stai facendo?» disse Roger. «Non li devi toccare!» Lei lo rigirò più volte, senza dargli minimamente retta. D'improvviso, qualcosa cadde dal buco alla base del cranio, le scivolò tra le dita e tintinnò nell'urtare il pavimento, e poco mancò che lei non facesse cadere il cranio per lo spavento. «É una moneta!» disse Roger cercandola a tentoni. «Magari c'è un tesoro!»
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«Ha mai sentito parlare di un esploratore che si chiama Stanislaus Grumman?» «Grumman? Certo. Ho conosciuto uno del suo gruppo quando ho volato sopra il fiume Yanisei, due anni fa. Stava per andare a vivere fra le tribù tartare lassù. In effetti, penso che glielo abbiano fatto, a lui, quel buco nel cranio: faceva parte di una cerimonia di iniziazione, ma l'uomo che me ne ha parlato non ne sapeva granché». «Allora... Se lui era una specie di tartaro onorario, non lo avrebbero mai ammazzato?» «Ammazzato ? Allora è morto ?» «Già. Io ho visto la sua testa» disse Lyra, tutta orgogliosa. «L'aveva trovata mio padre. L'ho vista quando l'ha mostrata agli Accademici del Jordan College a Oxford. L'avevano scotennato e tutto». «Chi l'aveva scotennato?» «Be', i tartari, o almeno così hanno creduto gli Accademici. Ma magari non era vero».
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La ragazza proseguì. «Ce ne stavamo buoni e zitti, e allora è entrata l'infermiera, quella con la voce gentile. E ha detto: 'Vieni fuori, Tony, lo so che sei qui, dai, non ti facciamo niente.. E lui dice: 'Ma che cosa deve succedere?' e lei dice: 'È solo che ti mettiamo a dormire e poi ti facciamo una piccola operazione, e poi ti sveglierai e starai benissimo'. Solo che Tony non ci crede mica, e dice...» «I buchi! » disse qualcuno. «Ti fanno un buco in testa come i tartari! Ci scommetto!» «Sta' zitto! E che altro ha detto l'infermiera?» si inserì qualcun altro. Oramai, c'erano almeno una dozzina di bambini raggruppati attorno al suo tavolo, con i daimon ansiosi di sapere quanto loro, tutti tesi e con gli occhi spalancati. La ragazza bionda proseguì: «Tony voleva sapere che cosa volevano fare a Ratter, no? E l'infermiera dice: 'Be', metteremo a dormire anche lei, proprio come te. E allora Tony dice: La volete ammazzare, vero, eh? Lo so benissimo. Lo sappiamo tutti quanti che è questo che ci succede. E l'infermiera dice: Ma no, certo che no. È solo una piccola operazione. Solo un taglietto. In realtà non fa per niente male, ma ti facciamo dormire solo per sicurezza». In tutta la sala era scesa la calma. Le infermiere che si occupavano della sorveglianza erano uscite un momento, e lo sportello che dava sulla cucina era chiuso, così che da lì non poteva sentirli nessuno. «Ma che tipo di taglio?» chiese un ragazzo, la voce calma e piena di paura. «Lo ha detto, che tipo di taglio è?» «Ha solo detto: 'È una cosa per farti crescere'. Ha detto che è una cosa che devono fare tutti, è per questo che i daimon dei grandi non cambiano di forma come i nostri. Cioè gli fanno un taglio per fargli prendere una certa forma per sempre, ed è così che si diventa grandi». «Ma...» «Insomma, questo vuol dire che...» «Ma come, a tutti quanti i grandi gli hanno fatto questo taglio?» «Ma allora...»