Era il 13 Settembre del 1848 e Phineas, giovane operaio statunitense, lavorava alla costruzione della ferrovia Rutland-Burligton. Quando un grande masso ostacolava la traiettoria dei binari, andava fatto saltare in aria. Phineas conosceva la procedura: prima si forava la pietra, poi, quando il buco era abbastanza profondo, si poteva inserire la polvere da sparo, spingendola giù con una lunga sbarra di ferro. Quel giorno però le cose andarono diversamente e la barra di ferro provocò uno scintillio che fece esplodere d’improvviso l’intero masso. Quello che accadde in seguito passò alla storia come il caso Gage. Una barra di ferro lunga 110 cm e pesante 6 kg penetrò nella guancia sinistra del ragazzo, forando la base della scatola cranica, attraversando la parte frontale del cervello e fuoriuscendo dalla sommità della testa. Contro ogni previsione Gage non morì sul colpo, anzi, furono le sue stesse parole ad informare, dopo qualche ora, il giovane medico Edward Williams sulle circostanze dell’accaduto. Quello che negli anni a seguire accadde alla mente e al comportamento di Phineas impose agli scienziati una revisione degli studi sui danni celebrali e sui loro effetti.
Egli fu infatti il primo soggetto a subire quella che poi verrà definita “lobotomia”, ossia un taglio delle connessioni tra il lobo frontale e il resto del cervello. Proprio da questa disconnessione derivavano i suoi cambiamenti a livello emotivo e relazionale. Il cambio di personalità era infatti determinato dal danno ad una quantità superiore del 10% della materia grigia, che in genere consente all’essere umano di ricordare e ragionare accuratamente, gestendo gran parte dei comportamenti.
Il neurologo Damasio coniò la definizione di “sociopatia acquisita”. La sociopatia è la patologia che impedisce a chi ne soffre di adattarsi ai modelli socioculturali della propria comunità di appartenenza.
Nella nuova categoria di Damasio rientrano gli individui che soddisfano gli stessi requisiti del “classico” sociopatico ma solo a seguito di una lesione della corteccia orbitofrontale. Gage era ancora in grado di condurre una vita autonoma dopo l’incidente ma di lui si diceva che “non era più lo stesso”.
Profondi cambiamenti della personalità lo resero irriconoscibile, impaziente, rude, rabbioso, Gage non era più in grado di stabilire un contatto col prossimo mediato da un briciolo di moderazione. “Il suo carattere, i suoi gusti, i suoi sogni, le sue aspirazioni: tutto cambierà. Il corpo di Gage può essere ben vivo e vegeto, ma c’è un nuovo spirito che lo anima”.
Queste le parole sul caso Phineas Gage del neurologo Antonio Damasio.
In ogni caso, grazie alla sventura del giovane operaio Gage, ora sappiamo che il ragionamento, le decisioni, le emozioni e i sentimenti risiedono in parte nel substrato neuronale ospitato da alcune zone particolari del cervello come, per l’appunto, la corteccia orbitofrontale.
Phineas Gage morì il 21 maggio 1860 a San Francisco, dove nel frattempo aveva trovato un impiego da autista. Il suo cranio è esposto all’ Harvard Medical School. I ricercatori della UCLA ne hanno realizzato un modello di studio in grafica 3D.
Viene oggi ricordato come “l’uomo che diede inizio alle neuroscienze”.