Albert Hofmann (1906-2008)


Da La scommessa psichedelica (2020) a cura di Francesco di Vita:
A pochi mesi dalla fine del 1938 Albert Hofmann, incaricato dalla Sandoz, la casa farmaceutica per cui lavorava, di studiare la composizione chimica di alcune essenze ritenute promettenti per la produzione di farmaci in grado di stimolare la circolazione, tra cui figurava proprio l’ergot, sintetizzò, tra le altre, la venticinquesima molecola della serie ricavata dalla Claviceps purpurea, e la definì «dietilamide dell’acido lisergico» (Lysergsaurediathylamid) o, secondo quelle che erano le usuali abbreviazioni laboratoriali: LSD-25. La molecola appena scoperta venne però subito accantonata, pareva produrre poco più che una lieve irrequietezza negli animali su cui venne inizialmente testata, niente di abbastanza promettente per approfondirne ulteriormente le virtù. La vicenda avrebbe dovuto arenarsi a questo punto. Invece, nel 1943, cinque anni dopo la prima scoperta, Albert Hofmann, ispirato da un «singolare presentimento» riguardo al principio attivo sintetizzato anni prima, dovuto alla particolare eleganza della struttura molecolare, decise di svolgere un secondo esame e chiese alla Sandoz l’approvazione per procedere. Hofmann ricostruisce così la vicenda nel suo LSD. Il mio bambino difficile, il libro che racconta dal suo punto di vista la storia e le vicissitudini dell’irrequieta sostanza che aveva scoperto:La cosa era abbastanza insolita; le sostanze sperimentali, di norma, venivano definitivamente tolte dal programma di ricerca non appena si fossero rivelate prive di interesse farmacologico. Nella primavera del 1943 ripetei la sintesi dell’LSD-25. Come nella prima, essa comportò la produzione di pochi decigrammi di composto. Nella fase terminale, durante la purificazione e la cristallizzazione della dietilamide dell’acido lisergico in forma di tartrato (sale dell’acido tartarico), fui costretto a interrompermi a causa di insolite sensazioni [...]. Mi sono sdraiato e sono sprofondato in uno stato di intossicazione niente affatto spiacevole, marcato da una immaginazione particolarmente vivida [...]. Poteva darsi che, durante la cristallizzazione, tracce di LSD fossero venute a contatto con la punta delle dita, e da lì fossero state assimilate attraverso la pelle. Se LSD era davvero la causa di questa bizzarra esperienza, doveva trattarsi senza dubbio di una sostanza di straordinaria efficacia1. L’unico modo per risolvere il dilemma era testare l’LSD in prima persona. Per farlo Hofmann, «con la massima cautela», assunse quella che riteneva essere una dose bassa rispetto alla media allora nota per gli alcaloidi dell’ergot: 250 pg — una quantità in realtà piuttosto alta per un’assunzione di LSD, come il chimico avrebbe scoperto entro poco tempo. Fu così che nel cuore della Seconda guerra mondiale, al centro della neutrale Svizzera, ebbe luogo il primo trip a base di LSD, nonché il solo avvenuto senza particolari aspettative. Era il battesimo di quella che nel 2006, in un convegno a Basilea tenutosi in occasione del centenario di Albert Hofmann, il poeta e medico svizzero Walter Vogt definì «la sola e unica gioiosa invenzione del ventesimo secolo». Erano passati appena tre giorni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia e inforcando la bicicletta per dirigersi verso casa, scortato da un suo assistente, Hofmann fissava pedalando quella che di lì in poi sarebbe stata la data nota come Bicycle day: il 19 aprile. Due giorni dopo, ricostruendo passo passo il progredire della sua esperienza, non priva di tratti angosciosamente cupi (fino a che non venne visitato da un medico di famiglia, che lo rassicurò circa la normalità di tutti i suoi parametri vitali, il chimico temette anche di essersi gravemente avvelenato), Hofmann avrebbe vergato il primo minuzioso trip report2 di un’esperienza psichedelica a base di LSD: “Chiesi al mio assistente di laboratorio, che era al corrente dell’esperimento, di accompagnarmi a casa. Andammo in bicicletta - non c’erano automobili in vista, durante la guerra solo pochi privilegiati potevano permettersele. Sulla via del ritorno, cominciai a sentirmi perseguitato. Ogni cosa nel mio campo visivo fluttuava ed era distorta, come se fosse vista in uno specchio ricurvo. Avevo inoltre la sensazione di essere bloccato nello stesso posto, anche se il mio assistente mi disse, in seguito, che avevamo pedalato di gran lena. Alla fine arrivai a casa sano e salvo; riuscii appena a chiedere al mio compagno di chiamare il medico di famiglia e di farsi dare un po’ di latte dai vicini. [...]”
Adesso, a poco a poco, potevo iniziare a gioire dei giochi di colore e di forme senza precedenti, che instancabili si rivelavano ai miei occhi chiusi. Caleidoscopiche, fantastiche immagini si agitavano dentro di me, si alternavano, variopinte, si aprivano e si richiudevano in cerchi e spirali, esplodendo in zampilli colorati. Poi si riorganizzavano, si incrociavano, in continuo mutamento. Era straordinario il modo in cui ogni percezione acustica, come il rumore della maniglia di una porta o di un’auto di passaggio, si trasformasse in impressioni ottiche. Ogni suono creava una figura vivacemente cangiante, con i suoi colori e le sue forme compatibili. [...]
Esausto mi addormentai. Il mattino seguente mi risvegliai rinvigorito e con la mente lucida, benché mi sentissi ancora un po’ stanco fisicamente. Sentivo scorrere dentro di me una sensazione di benessere e di rinnovamento. La colazione aveva un sapore delizioso che mi trasmise un piacere insolito. Quando poi uscii fuori nel giardino, dove il sole risplendeva dopo una pioggia primaverile, ogni cosa brillava e scintillava di una nuova luce. Sembrava che il mondo fosse stato creato di recente. Tutti i miei sensi vibravano in uno stato di estrema percettività, che durò per tutto il giorno!?3

1 Albert Hofmann, LSD. Il mio bambino difficile, Milano, Feltrinelli, 1995, p. 18.
2 A partire da allora l’usanza sarebbe stata destinata a ripetersi un così gran numero di volte da finire per diventare una sorta di genere letterario, che in questo volume trova una sua prima analisi e sistematizzazione grazie al contributo di Peppe Fiore.
3 A. Hofmann, LSD. Il mio bambino difficile, cit., p. 21.






Albert Hofmann e Amanda Feilding