Pigri di patria
Lecture performance
2024-2025
Nel testo introduttivo curato dai fondatori Chiara Moccetti e Edoardo Suppa si legge: “Qui non c’è altra guida che l’esperienza; dal momento che, tuttavia, nessuna esperienza può abbracciare la realtà per intero, è sconsigliabile farvi completo affidamento.”
Accogliendo l’invito della Fondazione, che dal 2025 ha avviato un programma di conferenze itineranti per diffondere la mostra sul territorio nazionale, la performance propone un’esplorazione delle opere in forma espansa. Nel corso dell’incontro, vengono alternate proiezioni, commenti e materiali d’archivio, integrando la presentazione con contributi inediti.
Il format, ideato in collaborazione con gli artisti coinvolti, consente a ogni relatore di reinterpretare Pigri di patria secondo una prospettiva autonoma, dando vita a un ciclo di conferenze in continua trasformazione.
*Per vedere tutte le opere degli artisti in mostra, sfoglia l’opuscolo
Serbelloni 119A (RM), 14.11.2025
Lato B
La lecture performance poggia però su una premessa decisiva e segreta: la mostra omonima non è mai esistita, così come la Fondazione, i curatori, gli artisti e le loro opere. Tutto ciò che viene mostrato al pubblico è frutto di una ricerca condotta tra il 2024 e il 2025 partecipando alle kermesse militari dell’esercito italiano, agli AirShow delle Frecce Tricolori, raccogliendo interviste, rielaborando archivi e molto altro.
Solo successivamente, a partire dal materiale raccolto, è stata organizzata la mostra fittizia, inventando opere, biografie, correlazioni e tutto il necessario al fine di rendere l’intero racconto plausibile.
Per scorgere le intenzioni di un’operazione simile, si potrebbe decontestualizzare e prendere in prestito un’affermazione di Peter Sloterdjik: “Senza industria della distruzione, neppure quella della distrazione potrebbe esserci.” E viceversa, verrebbe da aggiungere. Proprio a questo proposito, tra retorica della distruzione e distrazione, la lecture performance si articola sulla soglia tra realtà e finzione.
Se la propaganda militare edulcora la propria missione distruttrice infarcendo il racconto di eroismo, intrattenimento, sicurezza e innovazione, allora anche la controstoria di Pigri di patria assume la menzogna e la falsificazione del reale per minare la linearità del discorso.
In questo senso, si tratta di una lecture performance parafinzionale che chiama il pubblico di volta in volta a rinegoziare la propria credulità/incredulità, in un processo che è insieme esperienza individuale e produzione sociale della realtà.
Mentre vengono passate in rassegna le opere degli artisti immaginari, differenti per stile e biografia, il ruolo di semplice relatore viene prograssivamente abbandonato e, tra travestimenti grotteschi e derive satiriche, il pubblico è invitato a confrontarsi con le infinite strategie di manipolazione del discorso.