Scelse quella principale di Monaco, e cominciò a prendere accordi per sé e la moglie.
Eccomi fra i grandi, si disse, mentre insieme a Emily aspettava nella sala d'attesa della clinica, sciccosamente tappezzata in pelle di gnoff. Il dottor Denkmal disse che li avrebbe dapprima incontrati personalmente, come da prassi, anche se poi la terapia vera e propria sarebbe stata eseguita dai membri del suo staff.
«Mi rende nervosa» mormorò Emily. Aveva una rivista in grembo, però non riusciva a leggere. «È tutto così...innaturale.»
«Diamine, ma è proprio il contrario» disse Hnatt, con foga. «È solo un'accelerazione del processo evolutivo naturale che avanza comunque di suo, solo che normalmente è così lento che non riusciamo a percepirlo. Cioè, pensa ai nostri antenati nelle caverne, erano ricoperti di peluria su tutto il corpo, erano senza mento e, quanto a cervello, avevano un'area frontale davvero limitata. E grossi molari saldati insieme per macinare i semi crudi.»
«Okay» annui Emily.
«Più riusciamo a distanziarcene, meglio è. Comunque, loro si sono evoluti per far fronte all'era glaciale, noi ci dobbiamo evolvere per far fronte all'era infuocata, esattamente il contrario. Abbiamo bisogno di quel tipo di epidermide chitinosa, di quella corteccia, e di quell'alterazione metabolica che ci permetta di dormire in pieno giorno, oltre che di un apparato d'ossigenazione potenziato, come pure di...»
Dall'ufficio interno spuntò il dottor Denkmal, un tedesco di ceto medio, piccolo e tondo, con i capelli bianchi e dei baffoni alla Albert Schweitzer. Lo accompagnava un altro uomo, e per la prima volta Richard Hnatt vide da vicino gli effetti della Terapia E. Non era affatto come vedere le foto nelle pagine mondane degli omeodiani.
La testa di quell'uomo gli ricordò l'immagine che una volta aveva visto su un libro di testo, la cui didascalia recitava: idrocefalico. La stessa protuberanza sopra l'arcata sopracciliare, nettamente a forma di cupola e dall'aspetto stranamente fragile... capì all'istante come mai le persone facoltose che si erano evolute venivano volgarmente chiamate teste a bolla. Sembra sul punto di scoppiare, pensò, impressionato. E... lo spessore di quella corteccia! I capelli avevano ceduto il passo alla trama più scura e uniforme del guscio chitinoso. Testa a bolla? Sembra più una noce di cocco.
«Signor Hnatt» disse il dottor Denkmal, rivolgendosi a lui.
Pausa. Poi aggiunse: «E Frau Hnatt. Sarò da voi in un attimo». Si rivolse all'uomo che lo accompagnava. «È per pura fortuna che siamo riusciti a infilarle un appuntamento oggi, signor Bulero, con un preavviso così breve. Comunque, lei non ha affatto perso terreno, in realtà ne ha guadagnato.»
Il signor Bulero, tuttavia, stava fissando Richard Hnatt.
«Dove ho già sentito il suo nome? Ah, sì. Felix Blau mi ha parlato di lei.» I suoi occhi eccezionalmente intelligenti si rabbuiarono, e aggiunse: «Lei di recente non ha firmato un accordo con una ditta di Boston chiamata...». La faccia allungata e distorta come da uno specchio deformante permanente si contrasse. «...Chew-Z Manufacturers?»
«Ma...maledizione a voi» balbettò Hnatt. «I suoi consulenti pre-vog ci avevano scartati.»The Three Stigmata of Palmer Eldritch, Philip K. Dick, Doubleday, New York City, 1964