(discutibili atti di purificazione)
2020
In Non ho paura di niente (discutibili atti di purificazione) è presentato un tentativo bizzarro di riattualizzazione del rito Umbanda.
Ai polmoni degli svapatori di sigarette elettroniche viene consegnata la costante del fumo, nella sua variante più recente e salutista. Alla birra analcolica il ruolo di offerta agli spiriti. Allo stereo della macchina il ritmo che accompagna l'improbabile trance.
(il testo continua sotto)
Ci troviamo in una condizione di "modernità etnografica", spiazzati in mezzo a tradizioni culturali disgregate, vittime di un'instabilità e di uno sradicamento che sono ormai un destino comune.
Prendendo spunto dalle pratiche di guarigione degli Umbanda il lavoro punta lo sguardo sulle derive del sincretismo religioso nato, in epoca coloniale, dalla commistione tra le religioni africane tradizionali e il cristianesimo. Come suggerisce Mae Divina (madre divina), personalità depositaria dei segreti iniziatici dell'Umbanda, in un dialogo con col medico italiano Pierluigi Lattuada, "le origini dell'Umbanda si perdono nelle savane della costa degli schiavi e nella foresta amazzonica". (Pierluigi Lattuada, Sciamanesimo Brasiliano. Il simbolismo, l'iniziazione, le pratiche di guarigione dell'Umbanda, Xenia Edizioni, 1989).
La forzata sintesi di culti diversi imposta dall' invasione coloniale dà vita nei contesti extra-europei, tra cui il Brasile, alla rivisitazione o reinterpretazione di rituali antichissimi. Queste variazioni possono o assumere connotazioni reazionarie (principalmente come atti di resistenza, es. il messianismo nell'Africa postcoloniale) oppure, come nel caso degli Umbanda, essere assorbite all'interno del culto senza stravolgerne né le prassi né l'efficacia. Nelle cerimonie gli oggetti del nuovo mondo sostituiscono quelli superati, ognuno secondo la propria funzione.
Oltre a quella africana e cattolica l'Umbanda assorbe le influenze della popolazione indiana in Brasile proveniente dalla regione dell'Amazzonia.
Ad ogni spirito, durante la cerimonia, vengono offerti i propri cibi e bevande. In questo caso particolare, agli spiriti originari delle Indie vengono offerti cocco, arachidi, miele e birra.
Con la birra viene poi "annaffiata" la vegetazione circostante, in questo caso si scuotono le bottiglie prima di aprirle in modo tale che la pressione del gas permetta alla birra di uscire di getto, in un’ immagine simile a quella che siamo abituati a vedere oggi durante le premiazioni delle competizioni sportive.
Altro elemento distintivo che accompagna i riti di trance e possessione più disparati è il fumo, l'incenso, il fuoco, denso di simbologia, archetipo.
Qui, nel rito Umbanda, è sostituito dal fumo del sigaro o delle pipe.
James Clifford parlando di Marcel Griaule, etnologo francese allievo di Marcel Mauss, impegnato in diverse spedizioni in Africa tra il 1931 e il 1946, afferma: "Può nascere il sospetto che Griaule concepisse la cultura stessa, non diversamente dalla personalità, come una prestazione o uno spettacolo. [...] E' significativo come la comunità dogon, che aveva preso maggior dimestichezza con l'etnografia, sia oggi il principale centro turistico della regione, dove si tengono regolarmente esibizioni di danze locali per estranei". (James Clifford, I frutti puri impazziscono, p.98).
Traslando l'oggetto di questa considerazione, vestendo noi tutti i panni della comunità dogon dal momento che le immagini di noi stessi come individui, come società e via dicendo rimbalzano schizofreniche nel virtuale, potremmo insinuare che ormai, così abituati, ci sentiamo di partecipare più ad un grande spettacolo collettivo che non ad una storia personale.
La commistione di elementi che sottende Non ho paura di niente (discutibili atti di purificazione) nasce dalla volontà di creare un racconto stratificato che rimbalzi dal passato più profondo con le sue implicazioni magiche e simboliche, al presente più innocuo con le sue goffe trasformazioni.
Non è oltretutto celata l'idea di voler contrapporre i palliativi, come le sigarette elettroniche o la birra analcolica, ai rimedi curativi dell'Umbanda. "Non ho paura di niente" è quello che la medium Donna Lourdes dice, durante il rito Umbanda, a Peter Fry, antropologo e narratore del documentario The Umbanda (Afro-Brazilian Folk Religion) realizzato da TRACKS per From "Disappearing World".