Chi ha sparato ai dinosauri?
Lecture performance
2022-2025



Le persone coinvolte nella ricerca sono protette dall’anonimato. Chiunque può presentare al pubblico, attraverso qualsiasi espressione e formato, la propria versione dei fatti.
Per inviare nuovi contributi o richiedere il materiale in forma estesa: therabbitholeproject53@gmail.com

Entra qui Chi ha sparato ai dinosauri?


Giardino Villa Cappuccini (PG), 27.09.2025
Studio Kamillo (RM), 17.05.2025
Studio Scalzo (MI), 07.05.2025
VideoSoundArt Festival (MI), 23-24. 09.2022


Chi ha sparato ai dinosauri?, scultura, 2024


Testi  

Lo studio di Antonio Perticara è quasi spoglio, perché il lavoro su cui si concentra da alcuni anni ha una struttura introflessa che si distende solo nel momento in cui viene presentato in pubblico con una modalità che rientra nello sfrangiato territorio della lecture performance. Resa celebre da Joseph Beuys negli anni Settanta, questa particolare declinazione dell’azione dal vivo – tanto lontana dalla Body Art quanto infiltrata da attitudini concettuali e di critica istituzionale – ha assunto caratteristiche mutevoli tra le mani di danzatori e attori, artisti visivi o cineasti. Davanti al pubblico essi parlano, spiegano, raccontano, dimostrano, convincono, denunciano… utilizzando il linguaggio del corpo oltre a quello verbale, ricorrendo a oggetti semplici o dispositivi ad hoc prelevati dall’ambito pedagogico, scientifico, mediale e quotidiano.
Chi ha sparato ai dinosauri? (2022-2025) è un racconto paradossale che Perticara ha costruito raccogliendo indizi, materiali d’archivio, brani letterari e musicali, attorno all’ipotesi non priva di qualche plausibile addentellato scientifico, che la trapanazione del cranio possa schiudere potenzialità cognitive e psichiche inesplorate. A dispetto dell’invasività, tale intervento permetterebbe alla mente di dispiegarsi oltre i limiti angusti della scatola cranica e alle energie cosmiche invisibili di raggiungerla. 
La collezione di spunti e suggestioni vive in una doppia articolazione: da un lato una proiezione live tramite una telecamera e dall’altro una sorta di affascinante mappa concettuale le cui sezioni sono attivate di volta in volta dalla sovrapposizione di una proiezione power point. In quest’ultima, tracciata direttamente a parete, tutto comunica virtualmente con tutto: da un qualsiasi nodo attraverso una serie di passaggi più o meno diretti si può arrivare al polo opposto del diagramma. La fluidità grafica e l’orizzontalità concettuale tengono insieme elementi disomogenei per tipologia e cronologia: dall’iconografia del folle nei dipinti di Hyeronimus Bosch alla psichiatria, dalla psichedelia alla fanta-archeologia, dalla musica pop fino alle teorie del complotto. La sequenza dei materiali proiettati, invece, è liberamente riconfigurata dall’artista, potenzialmente aperta a implementazioni anche dall’esterno, cioè da parte del pubblico per esempio, se disposto a farsi catturare da una catena di coincidenze degne di un racconto poliziesco, con tanto di vittima. Come di fronte alla ricerca di Walid Raad, ci viene chiesto di sospendere il giudizio e pare aver fatto altrettanto anche Perticara che, nel comunicare tale sorprendente montaggio assume una postura ambigua, in bilico tra adesione e scetticismo, tra fascinazione e ironia: legge, recita a memoria o improvvisa sulla scorta di istruzioni altrui?
L’operazione suggerisce il modo in cui in rete si passa da un sito a un blog attraverso collegamenti ipertestuali che non seguono alcuna concatenazione logica, ma piuttosto si aprono a raggiera: qualsiasi parola è relais per cambiare argomento e contesto. Non a caso, gli interrogativi sollevati da Chi ha sparato ai dinosauri? riguardano il modo in cui tramite il web, i social media e la cosiddetta intelligenza artificiale si costruiscono e diffondono credenze e convinzioni non meditate né verificate, ma orecchiate e assunte per buone. Lo stile, spiega Perticare, è in debito con l’edutainment, una forma di intrattenimento che veicola contenuti para-educativi a suon di ritornelli, personaggi giocosi e grafica dai colori sgargianti. Una formula adatta all’apprendimento acritico, superficiale e sommario che, senza alcuna prepotenza apparente, si insinua nei ragionamenti dei più sprovveduti (e non solo).

Ma sarà vero?, Francesca Gallo, foglio di sala, 17.05.2025


Il trapano è un oggetto banale, uno strumento che serve a praticare dei fori. Il suo utilizzo diventa però straordinario se si appoggia la sua punta sul cranio di un essere umano e si crea un buco. Con una lecture performance che assume i toni esoterici di un passaggio di consegne tra iniziati, Antonio Perticara ripercorre dei casi studio tra i più enigmatici e controversi della pratica della trapanazione dal neolitico fino ai giorni nostri. La violenza di un gesto primitivo viene disattivata dalla messa in atto di procedure e credenze condivise. Le motivazioni che portano le persone a subire o ad auto-effettuarsi una simile operazione, infatti, possono essere di natura diversa: medica, ascetica, magica, rituale... Il convincimento che sia possibile stare meglio e l’aspirazione a un livello di conoscenza ulteriore si impongono alla coscienza. Che si vogliano curare disturbi mentali o far fuoriuscire gli umori cattivi, attraverso il foro si attiva il passaggio dalla dimensione fisica dell’oscurità e della costrizione a quella trascendente dell’apertura e dell’illuminazione. Non importa se ciò sia vero, o se sia mai accaduto, siamo dentro un atto di fede, in bilico tra razionalità e improbabilità, sotto il potere della suggestione.
Francesca Colasante, foglio di sala, 23.9.2022