Heathcote Williams (1941-2017)


"Elizabeth Taylor è venuta a Playland martedì scorso, mi ha chiesto di portarla sul retro. Ho dovuto masticare il suo clitoride per sette ore. Mi è venuto uno sfogo mediatico su tutto il corpo".

AC/DC è un’opera teatrale anarchica che attacca l’influenza dei media e la continua mistificazione dell’informazione. 
Sulla scorta del sentimento schizofrenico del sentirsi controllati da forze esterne, l’opera mette in scena la metafora di un mondo in cui i media condizionano la mente delle persone. 
Lo stesso Williams definirà l’opera una “battaglia per il territorio psichico”.
Una battaglia che si gioca principalmente sul campo del linguaggio.
Sulla scorta della convinzione degli anni '60, alimentata dagli acidi, che esistano altri modi di comunicazione non verbali, come la telepatia e la sincronicità, il linguaggio è portato ai suoi limiti. 
Inoltre, Williams utilizza un vocabolario per buona parte fatto di neologismi e parole sconosciute come psicofagico.

AC/DC di Heathcote Williams, regia di Gary Houston, 1972


Sul finale l’opera culmina con una trapanazione: 
"Pulisci tutte le tue cattive vibrazioni. Lasciando uscire gli spiriti dal buco, questa era la versione greca. Otto orifizi nella tua testa, ora. Ti fanno rispondere a campi elettromagnetici non ancora scoperti. Il tuo cervello ha un'erezione".

Restore intracranial vibrations”, AC/DC di Heathcote Williams, Magic Theatre, San Francisco, 1971




AC/DC, Heathcote Williams, Great Britain, Gambit, Londra, 1971